Anche gli ideatori della "par condicio", nel profondo dei
loro ricordi di scuola, dovevano avere piena consapevolezza della
illiberalità e dell'eccezionalità della norma, tant'è che ne hanno
limitato il tempo di applicazione, che scatta appunto quando si
indicono i comizi elettorali e si esaurisce col voto.
La legge nasce da un profondo disprezzo nei confronti degli
elettori, considerati inermi e acritici destinatari di messaggi
catodici, e tuttavia i padri non nobili lo consideravano essi stessi
uno strumento temporaneo, ritenendo sufficiente neutralizzare
l'opposizione di allora nel momento decisivo e cruciale della campagna
elettorale conclamata.
La normativa, inoltre, rivela la completa mortificazione della
libertà, dell'autonomia e della creatività dei giornalisti
televisivi. Ma l'ordine professionale e il sindacato dei giornalisti
non protestano, le limitazioni, anche gravi, che vengono da sinistra
hanno sempre una giustificazione storica e il marchio di garanzia del
"politicamente corretto".
Ebbene, alla sinistra la "par condicio" così com'è, a
tempo determinato, non basta più, adesso la vuole per tutto l'anno,
per sempre, perché la cappa dei divieti e delle limitazioni controlli
in eterno la comunicazione televisiva. Tutta, dal servizio pubblico
alle tv commerciali.
Il centrosinistra e le sinistre avrebbero potuto, con un minimo di
decenza e di trasparenza, portare avanti il loro disegno illiberale
alla luce del sole, magari accettando che la legge fosse ridiscussa in
Parlamento.
Ma la presenza di una sicura maggioranza che si sarebbe opposta con
successo a questa pretesa, ha indotto le opposizioni a coltivare in
segreto il sogno inconfessabile e a tentare di realizzarlo
tortuosamente, fuori dagli schemi soliti in una democrazia
occidentale.
E non è forse un caso che il presidente dell'Autorità per le
comunicazioni abbia colto la palla al balzo dicendosi pronto a
sfornare un "atto di indirizzo" che vincoli anche Mediaset e
le altre tv private a rispettare certi limiti.
Corrado Calabrò ritiene, infatti, che obbiettività e pluralismo,
così come si desumono dal testo della "par condicio",
debbano valere per tutto l'anno e per tutti.
Ma chi decide che cosa siano obiettività e pluralismo? Una serie
di organismi che di fatto si mettono a rifare i palinsesti e le
scalette delle trasmissioni, minacciando sanzioni per chi non rispetta
le superiori indicazioni.
La democrazia è servita.