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Discussioni

Da Italicum  
* Promuovere la partecipazione attiva  * VIOLENZA SULLE DONNE, * CIAO EUROPA
* Uranio impoverito: vietato parlare * *

Promuovere la partecipazione attiva dei popoli alle scelte

 

Che fare? E' una domanda che al di la dei riferimenti storici leniniani, esprime meglio di ogni altra la condizione di disorientamento nel nostro presente e l'assenza di prospettive tipica dell'attuale momento storico. Si avverte l'assenza di radici storico - culturali, confinate nei meandri della memoria individuale come un retaggio di un passato destinato ad estinguersi con noi stessi. Si riflette su se stessi, con analisi introspettive spesso con l'ausilio degli psicoterapeuti, nell'illusione che la psicanalisi possa fornire risposte più obiettive e verificabili della vecchia religione, per pervenire agli interrogativi dell'uomo di sempre: da dove vengo? Dove vado? Tuttavia in questa epoca attuale, tali interrogativi assumono un particolare significato: data l'assenza di valori condivisi e di una comunità umana in cui il singolo possa riconoscersi e rapportarsi con l'altro, il problema esistenziale delle finalità umane si inserisce in un contesto di isolamento sociale in cui ognuno è fine a se stesso e tutti gli individui costituiscono gli elementi di una società composta di microcosmi destinati a vagare senza meta e perdersi in un mondo esterno assume le sembianze di un "buco nero" che tutto fagocita ed assorbe. La radice dell'individualismo contemporaneo forse è proprio in questa personalizzazione del mondo, in questa pervicace interiorizzazione del se come estremo baluardo di difesa da un mondo in cui non ci si riconosce.
Assistiamo oggi alla decomposizione della società che deriva dalla scissione dell'io, che assume tante personalità diverse, quanti sono i ruoli che assume nella società. E quindi l'io vive una sua vita dominata dalla razionalità economica nel lavoro, funzionale al sistema produttivo, ne vive un'altra nell'ambito privato della famiglia e degli amici, peraltro spesso confusa e precaria, un'altra ancora nella sfera interiore, fatta di impulsi originari, collegati a tracce di spiritualismo derivanti da esigenze incomunicabili ed insoddisfatte. Da tale riflessione emerge l'impotenza dell'io ad incidere ed essere compartecipe del mondo circostante. Non esiste un'etica, un principio che contenga in sé integralità della vita, che possa essere alla base dei rapporti interpersonali. La società contemporanea si struttura su questa schizofrenia collettiva: la razionalità economica imposta dal consumismo è inconciliabile con esigenze della personalità umana estranee al ruolo produttivo cui è adibito ogni individuo. L'economicismo liberista omologa tutto e tutti quali fattori di produzione e consumo, ma al contempo isola e respinge tutti in una condizione di emarginazione impotente. Ciò accade perché l'economicismo non contempla alcun valore dell'esistenza umana (in primis la libertà), estraneo al soddisfacimento dei bisogni materiali. Fino a ieri, tali problemi erano contestuali ad una società opulenta, in cui il benessere aveva rimosso i problemi legati alle necessità primarie. Oggi l'orizzonte è mutato: le ricorrenti crisi economiche evidenziano che il capitalismo non è più in grado di assicurare occupazione e benessere. Quindi, tanto più le difficoltà economiche divengono pressanti, tanto più l'economicismo assorbe la vita di ognuno e tanto più si manifestano incolmabili divaricazioni tra individuo e comunità, tra società ed istituzioni, tra stati nazionali e globalizzazione capitalista.
Si è discusso fino alla nausea delle morte delle ideologie e del vuoto culturale e ideale conseguente. Le ideologie emergevano da realtà storiche, da determinati presupposti strutturali della società. Oggi questa problematica si è capovolta: lo sviluppo della tecnologia multimediale e l'influsso massiccio dei media nella vita dei singoli ha determinato il sopravvento del mondo virtuale su quello reale. E' in base al credo ideologico progressista della globalizzazione e dell'assolutizzazione del profitto che si impongono le tecnologie dei processi produttivi, le tendenze del mercato finanziario, i consumi, la cultura, la morale individuale e collettiva. Che il liberismo non produca risultati economici adeguati ai bisogni reali della società non è un argomento rilevante, l'importante è invece l'affermazione di una struttura e di un potere economico conforme ai fondamenti ideologici liberisti. Che l'Europa della BCE sia un fallimento economico e politico è a tutti evidente, ma ciò che interessa le elites è che essa sia omologata al capitalismo globale. Che gli sviluppi della tecnologia in tema di embrioni ponga seri problemi etico - morali e siano di dubbio valore scientifico non sono argomenti validi, qualora tali considerazioni siano d'ostacolo allo sviluppo di un progresso verticale, ineluttabile e in perenne espansione, ma che può essere definito tale solo su basi ideologiche. Dunque, che fare? Dinanzi a classi dirigenti europee e mondiali che perseguono quasi all'unanimità strategie rifiutate dal dissenso sociale diffuso, si intravedono i germi di una nuova realtà epocale. Le istituzioni sono arroccate sui dogmi ideologici dell'economicismo liberista, per la cui preservazione non mancheranno di ricorrere alle più dure repressioni palesi ed occulte. Emergono dalla realtà sociale certezze, quali l'irriducibilità dell'uomo alle funzioni economiche del capitalismo, le differenze etniche e culturali di popoli (Cina, India, Iran in primis), non sono omologabili all'imperialismo USA.
Occorre cercare dialogo ed intraprendere iniziative atte a recepire le istanze e le esigenze dei popoli europei, uniti solo rifiuto della realtà presente. Occorre ricercare ed elaborare idee scaturire dal dibattito e dalla partecipazione attiva dei popoli alle scelte, creare, al di la delle vecchie contrapposizioni ideologiche, nuovi schieramenti, basati sullo spontaneismo della protesta che presto si manifesterà in tutta la sua evidenza dinanzi alla crisi del capitalismo e alla fine dei ceti medi. Ma occorrerà fare presto, il tempo incalza e le accelerazioni improvvise della storia non attendono analisi intellettuali e idealità confinate nei paradisi artificiali dell'ideologia.

 

VIOLENZA SULLE DONNE,
STORIE DI DONNE,
STORIA DI UNA DONNA FRA AMORE PER LA VERITA’ E AMORE PER LA GIUSTIZIA
 

da Tiberiade 

di Maria Lina Veca

“Non potevo più sopportare niente, a cominciare da me stesso”. Potrebbe cominciare così, con questa frase di Emmanuel Bern, la storia della mia uscita da un ambiente e da un giornale, “Rinascita”, sul quale avevo scritto di diritti negati ai militari, di uranio impoverito e di armi non convenzionali che uccidono i civili, di guerre chiamate “umanitarie”, di missioni di pace che portano guerra, di fine del lavoro e di globalizzazione della miseria. Tutti argomenti miei, tutti argomenti giusti, ma buttati su pagine che li utilizzavano confondendo le ragioni del cambiamento con l'ambiguità di chi mescola demagogia, populismo, nazionalismo, socialismo, nostalgismo,  misoginia, in un calderone di contrasti inquietanti e sempre più legati ad ambienti che definire nazionalisti, violenti, colmi di disprezzo verso le donne, è un simpatico eufemismo. Così è sprofondata la mia illusione di poter scrivere muovendomi in una sorta di "zona di confine", in una "no fly zone", dove quello che contava era il contenuto, l'attenzione agli argomenti, l'impegno per i diritti, la passione per gli "ultimi", per i perseguitati, per gli oppressi della terra.
Così non è stato, non poteva essere.
Fallofori, fallomani, falliti, vigliacchi, anonimi persecutori: le mie decisioni professionali, giornalistiche, personali sono diventate terreno di caccia e di ignobile persecuzione per un gruppo di miserabili impotenti misogini che non possono capire la libertà e la dignità di scegliere come donna in un mondo di uomini. Sono arrivate le lettere anonime, le intimidazioni, le intrusioni nella mia vita privata, le minacce dirette e trasversali. Maschi senza testicoli capaci solo di spartire nefandezze nascosti nel buio, sulla mia pelle e su quella dei miei cari. Ma le mie scelte non sono cambiate, non cambiano. Ho sperimentato che cosa significa dare in pasto la propria vita, il proprio passato per denunciare i fatti: ho trovato carabinieri attenti e giusti, pronti ad ascoltare e lenire, precisi e inflessibili nell’applicare una legge che, pur lenta a colpire, imbrigliata in mille pastoie burocratiche, alla fine può essere usata dalle donne perché niente resti impunito. A patto di avere il coraggio di denunciare, di non lasciare nessuno spazio alla sindrome di Stoccolma, a patto di uscire allo scoperto e di rigettare nelle tenebre da cui sono usciti gli stalkers, i cacciatori di frodo, i malati impotenti misogini, livorosi e risentiti perduti nelle loro esaurite allucinazioni, castratori castrati, masticatori di un niente sempre più grigio e spento. Adesso è sotto inchiesta proprio una persona con la quale ho lavorato; inoltre, perché il mio lavoro venga retribuito secondo giustizia, ho dovuto intentare anche una causa di lavoro. Perché le donne si possono perseguitare con lettere anonime, si possono umiliare, si possono violentare nella loro intimità, si possono disprezzare nella loro professionalità…e si può anche non pagarle. Evviva l’otto marzo, festa delle donne!
L’Istat ha pubblicato gli ultimi dati sul fenomeno della criminalità. In questo ambito, l’Istituto ha presentato informazioni sulle molestie e violenze sessuali subite dalle donne nel corso della vita e nei tre anni precedenti l’indagine, che è stata effettuata nel 2002 tramite interviste telefoniche, selezionando un campione di 60 mila famiglie per un totale di 22 mila 759 donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni.
Sono più di mezzo milione (520 mila), le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della loro vita hanno subito almeno una violenza tentata o consumata; si tratta del 2,9% del totale delle donne di 14-59 anni. Sono 118 mila (0,7%) le donne della stessa età che hanno subito almeno una violenza nei tre anni precedenti l’intervista. Hanno tra i 25 e i 44 anni le donne che più frequentemente hanno subito stupro o tentato stupro nel corso della vita (3,6% della stessa classe di età), mentre le giovani di età inferiore ai 24 anni hanno un tasso di vittimizzazione più basso (1,9%).
Ma chi sono gli autori delle violenze (tentate o consumate)? gli autori sono soprattutto persone conosciute dalle vittime: nel corso della vita, solo il 18,3% delle vittime è stata violentata da un estraneo e il 14,2% da un conoscente di vista. Per il resto sono gli amici ad essere più frequentemente i violentatori (23,5%), seguiti dai datori o colleghi di  lavoro (15,3%), dai fidanzati/ex fidanzati (6,5%), dai coniugi/ex coniugi (5,3%).
Nel caso poi delle sole violenze consumate, l’autore è un amico delle vittime addirittura nel 23,8% dei casi, il coniuge o il convivente (o l’ex coniuge/convivente) per il 20,2% e il fidanzato o l’ex fidanzato per il 17,4%, mentre le violenze da parte di estranei riguardano appena il 3,5% delle donne che hanno subito violenza sessuale. “Negli ultimi tre anni, invece – precisa l’Istat -, è osservabile nella tipologia degli autori delle violenze sessuali tentate o consumate una maggiore presenza degli amici (29%), dei fidanzati (11,1%) e dei coniugi/ex coniugi o dei conviventi/ex conviventi”.
 E le violenze continuano a non essere denunciate. E’ immenso il sommerso delle donne. Soltanto il 7,4% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso della vita ha denunciato il fatto (9,3% negli ultimi tre anni). Le motivazioni di questo sommerso sono sempre legate principalmente alla paura di essere giudicate male, al timore di non essere credute, al senso di vergogna o di colpa. Anche la paura dell’abusatore e la sfiducia nelle capacità delle forze dell’ordine sono due elementi determinanti nella scelta di non denunciare l’episodio. Le donne che hanno subito una violenza consumata hanno indicato maggiormente la paura di essere giudicate e non credute e la paura di essere trattate male e con poca riservatezza, la paura di non aver denunciato per imbarazzo, vergogna o per un senso di colpa. Quasi un terzo delle donne non parla con nessuno dell’episodio che ha subito, il 30,6% nel corso della vita e il 31,2% negli ultimi tre anni. Per le sole violenze consumate il dato ammonta al 26,9%.
E come cambia la vita di chi ha subito abusi, tentati abusi, minacce, pedinamenti, persecuzioni? “Per le vittime emergono soprattutto mutamenti di atteggiamento in chiave relazionale – evidenzia l’Istat -: quasi la metà dichiara di essere diventata più diffidente e più fredda (48,9%), mentre percentuali più basse, ma non trascurabili, mostrano di avere difficoltà a instaurare relazioni (8,6%), di essere più aggressive (8,1%), di avere difficoltà ad avere rapporti sessuali (6,8%), di essere cambiate (4,8%)”. Poi vi sono i mutamenti comportamentali, “da un lato, rispetto all’esterno per la percezione di paura nei confronti dello spazio pubblico (l’11,7% dichiara di non essere più tranquilla quando esce, il 7,7% di evitare strade isolate quando esce, il 2,7% addirittura di non uscire più di sera), dall’altro lato, rispetto alla propria vita (il 2,6% ha lasciato il partner/è andata via di casa, l’1,4% ha cambiato lavoro)”. Infine, sono rintracciabili le conseguenze intese come diminuzione di benessere psico-fisico: attacchi di ansia/problemi di depressione hanno colpito il 5,2% delle vittime, il 2,4% ha dichiarato di avere problemi legati al sonno, il 3,2% paura del buio e il 4,7% di essere rimasta sotto shock.
Circa la metà (9 milioni 860 mila) delle donne in età 14-59 anni hanno subito nell'arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale. A rischio il posto di lavoro, dove in 373mila sono state sottoposte a ricatti sessuali.
Lo stalking, la persecuzione anonima, la forma più vigliacca di violenza, è in aumento: è talmente facile e talmente difficilmente punibile! Le lettere anonime, le molestie verbali e le telefonate oscene sono le più diffuse (rispettivamente il 25,8% e il 24,8% delle donne in età 14-59 anni); seguono gli episodi di pedinamento e gli atti di esibizionismo (entrambi quasi il 23%) e le molestie fisiche che raggiungono quasi il 20%. Negli tre anni precedenti l’intervista il 9,9% delle donne tra i 14 e i 59 anni ha subito molestie verbali, il 9,4% ha ricevuto telefonate oscene, il 7,7% è stata pedinata, il 4,5% ha avuto molestie fisiche e il 3,1% ha assistito ad atti di esibizionismo.
Prendendo in considerazione le sole molestie fisiche, ovvero le situazioni in cui la donna è stata avvicinata, toccata o baciata contro la sua volontà, è possibile osservare che la maggior parte sono perpetrate da persone che si conoscono:  il 58,2% sono state fatte da estranei e l’11,8% da persone che si conoscono di vista. Tra le persone conosciute bene, invece, ci sono con più frequenza gli amici (9%), il collega (6,1%) o il datore di lavoro (4,3%), il compagno di scuola (1,5%).
E infine i ricatti sessuali sul lavoro. Sono 373 mila (il 3,1%) le donne di 15-59 anni che nel corso della vita lavorativa sono state sottoposte a ricatti sessuali sul posto di lavoro: in particolare l’1,8% per essere assunte e l’1,8% per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera. Sono state 92 mila (lo 0,8%) quelle che hanno subito ricatti sessuali negli ultimi tre anni. Ma il ricatto sessuale può anche essere morboso, strisciante, subdolo, insinuante, rivelarsi in tutta la sua pienezza al momento in cui subentra una differente scelta lavorativa della donna. Il datore di lavoro si trasforma in stalker, persecutore, non accetta che la donna scelga, che abbandoni, che cambi, in una parola, che sia libera. Il ricatto sessuale ancora una volta supera e umilia qualunque richiamo alla professionalità.
Quando una donna subisce un ricatto sessuale nel 77,1% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro (65,3% negli ultimi tre anni). Solo il 22,9% di coloro che hanno subito ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza (16,4%).
Bisogna uscire dall’incubo del silenzio, spezzare il mondo dei persecutori fatto di idee fisse, di illusioni, di arroganza, di vigliaccheria, distruggere il loro miserabile universo di onnipotenza infantile e di egocentrismo. Se non possiamo cambiare il mondo, possiamo però certamente, come donne e come esseri umani, cambiare il nostro modo di reagire ai comportamenti degli uomini (non intendendo con uomini, in questo caso, esseri umani…).
Maria Lina Veca
 
 


CIAO EUROPA      -    DIBATTITO SUI RISULTATI ELETTORALI DELL' ESTREMA DESTRA TRA Valerio Cignetti MSFT Torino e Antonino Amato di Europa Informazioni
 
12/04/06
Caro Cignetti,
consentimi di dissentire dal tuo messaggio. E, per motivi molto precisi:
 
1. Della campagna "voto zero" facevano parte gruppi vari. Te ne cito qualcuno: Il Movimento Zero di Massimo Fini, il quotidiano "Rinascita" e tanti altri (tra cui "Ciaoeuropa"). Liquidare il tutto come fai tu non è certo prova di "intelligenza politica". A mio sommesso parere ci sarebbe da chiedersi se tutti costoro esprimevano un malconmento oppure no. E se questo malcontento era o non era fondato.
 
2. Io non escludo che, da parte della Comunità Militante di Ostia (che ha emesso il comunicato) e da parte di Merimar (che l'ha fatto circolare) ci sia qualche "ingenuità ideologica". E su questo potremmo anche farci una discussione chiarificatrice.
 
Ma non credo che i tanti "realisti del nulla" che hanno portato Alternativa Sociale e il MSFT al disastro elettorale possano liquidare il fenomeno "voto zero" con tanta spocchia. Quanto si è "realisti" (voglio dire: "intelligentemente realisti") si va a varare una "lista unitaria". Quando, invece, si è "realisti" ma non "intelligenti", si va in ordine sparso. Coi brillanti risultati conseguiti da Fiore, da Alessandra Mussolini, da Rauti, da Romagnoli e da Tilgher.
 
Con tutta franchezza: mi riconosco più nella Comunità Militante di Ostia e in Merimar che nei "5 ducetti del nulla". Vorrei, in ogni caso, che tutti noi si facesse un severo esame di coscienza. E ci si chiedesse: "dove abbiamo sbagliato"? Chiedo troppo??????
 
Cordiali saluti.
Antonino Amato

 

 
Una breve replica (sarà anche l'ultima in quanto abitualmente non rispondo e non partecipo a forum di discussione).
Io non liquido nulla, semplicemente prendo atto che migliaia di militanti della Fiamma non smuovono che poche migliaia di voti, centinaia di "alternativi sociali" smuovono poche centinaia di voti, il resto è amore della fiamma sul simbolo per noi e popolarità televisiva per gli altri.
In questo quadro è assolutamente inutile l'attivismo, tra l'altro esclusivamente virtuale, di un gruppetto di persone su tutta la penisola.
Meglio sarebbe individuare il soggetto a cui aderire e cercare dall'interno e con il lavoro di migliorarlo.
Se quanto sopra non è condiviso, almeno abbiate rispetto per migliaia di militanti che onestamente fanno politica attiva sul territorio da anni e dedicate i vostri sforzi a costruire qualcosa senza pensare a quello che fanno gli altri.
Questo è il criterio che adotto da anni e che consiglio anche a voi.
Saluti, Valerio Cignetti
 
P.S. Da quando il pennivendolo Fini (per non confonderlo con l'altro) è un riferimento di chi si ritiene l'unico depositario della eredità fascista? Non vi viene il dubbio che basti dire due fesserie da voi condivise per poi prendervi per il sedere? Chi sarà meglio dei due Fini? Almeno il viceministro la tessera del Fronte e dell'M.S.I. l'ha avuta........... mah!

 

Caro ........

vedo con piacere che migliori. E difatti questo messaggio è più ragionato del primo. Ma ancora non ci siamo.

 1. Tu scrivi: "Meglio sarebbe individuare il soggetto a cui aderire e cercare dall'interno e con il lavoro di migliorarlo". Riconosco la giustezza del tuo argomentare. Ma non ti sfuggirà la stranezza (per essere gentili) del vostro operare. Difatti il primo che parlò di "riposizionamento all'interno della CdL" fu Rauti. Che, su questo, ci fece perfino un Congresso. Fu osteggiato, dileggiato ed infine espulso dal MSFT (che aveva fondato).

 Come se questo non bastasse, vi eravate messi con AS alle Regionali 2005. Solo che, appena finite le elezioni, vi siete staccati senza fornire alcuna spiegazione. Ora apprendiamo che la povera Alessandra fu vittima di spionaggio. E non aveva colpa alcuna per le "firme false".

 Infine siete entrati nella CdL. Ma, anziché fare una "lista unitaria", siete andati "ognuno per se.... e Dio con tutti". Risultato: AS e MSFT si fermano allo 0,6 dei voti ciascuno e non ottengono risultati. Se si fossero messi assieme, avrebbero avuto lo 1,3%. La Democrazia Cristiana di Rotondi e il Nuovo PSI di De Michelis si sono messi assieme e, con poco più dello 0,7%, si prendono 4 deputati.

 A questo punto mi chiedo: cosa può fare un povero militante (fuori e/o dentro al Movimento) con "CAPI" così intelligenti ed avveduti?

 2. Il Movimento Zero proponeva il "voto zero". Altrettanto il quotidiano "Rinascita". Altrettanto alcuni gruppetti dell'area nazionalpopolare (tra cui "Ciaoeuropa"). Non si tratta della "rivolta dei fascisti". Ma un tentativo di "rivolta degli Italiani".

3. Resta inteso che non condvido l'impostazione del comunicato della Comunità Militante di Ostia (poco rispetto per i militanti che, anche in questa circostanza, hanno dato l'anima), ma non condivido le vostre "spocchiose certezze". Vorrei tanto che tutti dubitassimo di avere fatto bene. Solo così si può risalire la china.

 Cordiali saluti.

Antonino Amato  


Uranio impoverito: vietato parlare

Stefano Vernole

 Che l’argomento trattato fosse scottante si sapeva ma che per riuscire a parlare dell’utilizzo dell’uranio impoverito nei conflitti atlantisti degli ultimi anni bisognasse superare tanti veti e difficoltà nessuno l’immaginava.

In ogni caso, il 18 febbraio 2006, l’ex on. Falco Accame in qualità di presidente dell’Ana-Vafaf – associazione che tutela le vittime dei militari ammalati causa conseguenze uranio impoverito – è riuscito a tenere la sua relazione, strappando un interessante articolo sulla “Gazzetta di Modena” del 21/02/2006 dall’eloquente titolo: “Proiettili all’uranio: silenzi e ritardi”.

L’incontro, organizzato dall’associazione culturale modenese “Pensieri in Azione”, sarà a breve disponibile in versione integrale sul sito di Arcoiris TV (www.arcoiris.tv), con la possibilità dietro specifica richiesta che venga riversato sul satellite: a quel punto nessuno potrà fare finta di niente.

Una prima conseguenza, infatti, c’è già stata.

Proprio il 21/02/2006 (come a dire le coincidenze …) l’Osservatorio militare ha annunciato che adirà le vie legali per tutti i casi di decessi e malattie legate agli armamenti nocivi (cfr. “Gazzetta del Sud”), confermando che il numero dei soldati italiani morti causa uranio impoverito è salito a 44 e che oltre 300 sono gli ammalati.

Secondo il resoconto del Maresciallo Leggiero, responsabile dell’Osservatorio, la documentazione prodotta dalla Commissione d’inchiesta non lascia dubbi in proposito e anzi rivela gravi omissioni: “La decisione di non dotare i nostri ragazzi delle misure minime di sicurezza fu presa con consapevolezza e terrificante freddezza: dotare i militari di misure precauzionali avrebbe fatto scoprire l’utilizzo di armamento nocivo e proteggere solo i militari e non i civili sarebbe stato politicamente scorretto”.

Dalle dichiarazioni dell’Osservatorio si scopre ora che sono già una decina i casi di militari italiani contaminati durante la guerra in Iraq del 2003 (altro che “missione umanitaria”)ma non bisogna stupirsene, in quanto il ministro della Difesa Antonio Martino solo un anno fa, interrogato dalla commissione d’inchiesta del Senato, aveva smentito che i soldati italiani o quelli degli altri paesi alleati utilizzassero o potessero venire a contatto con l’uranio impoverito! E questo nonostante le ammissioni della NATO di avere sparato solo in Bosnia 11.000 proiettili con quel tipo di rivestimento radioattivo.

Sembrerebbe, perciò, che qualcosa cominci a muoversi in questa vergognosa vicenda, ma è estremamente interessante riepilogare tutte le vicissitudini che hanno caratterizzato lo svolgimento della conferenza del 18/02 a Modena.

Partiamo dalla sede dell’incontro.

Un paio di mesi fa, l’associazione culturale “Pensieri in Azione” aveva prenotato quale luogo deputato all’incontro la “Sala delle Dame” nell’Istituto “Venturi”, dove già da anni è solita tenere le sue pubbliche iniziative.

Il lunedì precedente il dibattito, una responsabile del Comune di Modena (proprietario della Sala) ci faceva sapere che causa crollo di un’aula all’Istituto scolastico “Venturi” tutte le sale compresa quella delle “Dame” erano inagibili fino a nuovo ordine, notizia confermata il giorno successivo da una segretaria del “Venturi” che ci lasciava intendere come fino al venerdì successivo (il 17/02 giorno precedente la conferenza) sarebbe stato impossibile confermarci la disponibilità o meno di quella sala.

Armati di santa pazienza, nella necessità di avere al più presto un luogo adatto allo svolgimento dell’incontro (ovviamente la pubblicità alla conferenza non può essere fatta il giorno prima …), telefoniamo alla Circoscrizione Centro Storico che però ci spiega come la loro Sala conferenze, al sabato solitamente libera, stavolta fosse impegnata per tutto il giorno 18/2 causa iniziativa comunale.

A questo punto vale ricordare come la nostra associazione avesse da circa un mese fatto richiesta all’assessorato alla Cultura del Comune di Modena di un piccolo rimborso spese per i relatori, vista l’importanza dell’iniziativa e il suo interesse per la nostra città.

Ricordiamo che Modena è gemellata con la città serba di Novi Sad, centro sottoposto a duri bombardamenti della NATO nel 1999, con la quale esistono numerosi progetti di collaborazione economica.

La Regione Emilia Romagna ha inoltre intrapreso da alcuni anni importanti iniziative di cooperazione economica e culturale con Belgrado e Tirana, zone quindi a forte rischio uranio impoverito, pericolo confermato da due episodi: il decreto dell’ex ministro della Salute Sirchia volto a bloccare l’importazione di carne dalla Serbia causa possibile contaminazione e il monitoraggio sul loro stato di salute al quale 588 volontari italiani impegnati nei Balcani hanno accettato di sottoporsi dopo i numerosi casi di militari deceduti.

Ma dopo tre mail e due telefonate con le quali ci si assicurava una risposta (positiva o negativa che fosse) non abbiamo mai ricevuto comunicazioni su un eventuale contributo dell’Assessorato o sulla sua mancata concessione.

Abbiamo invece avuto notizia dalla “Gazzetta di Modena” del 18/02/2006, che il giorno precedente in città si sarebbero incontrati il prefetto e il sindaco di Modena con il console generale degli Stati Uniti a Firenze, signora Nora Dempsey, per una visita di cortesia nel corso della quale sarebbero stati toccati vari temi, concernenti “le condizioni economiche e sociali della Provincia e la situazione internazionale”.

Misteri della geopolitica, direbbe qualcuno, visto che un rappresentante del governo statunitense viene a parlare della situazione internazionale con il sindaco e il prefetto di una città di provincia italiana … il giorno prima di un’iniziativa sulle conseguenze dell’uranio impoverito nei conflitti voluti dalla NATO.

La stessa “Gazzetta di Modena”, autrice del meritorio articolo del 21/02, riportava peraltro quel giorno che l’incontro con Falco Accame si sarebbe tenuto non presso la sede di Arcoiris tv (che ci aveva gentilmente fornito la sua sala conferenze) ma presso la Sala delle Dame (cioè da tutt’altra parte), nonostante nei giorni precedenti avessimo inviato tre mail e un fax dove specificavamo l’esatto luogo del dibattito e come puntualmente riportato, ad esempio, dal quotidiano “Rinascita”.

Lascio perciò immaginare la gioia di coloro che recandosi davanti alla sede del “Venturi” sabato 18/02 trovavano un cartello nel quale spiegavamo l’inagibilità di “Sala delle Dame” e indirizzavamo gli interessati verso Via Curtatona 5/2 …

Malgrado tutti i nostri comunicati il “Resto del Carlino” nella sua edizione di Modena non recava invece traccia dell’iniziativa, si sa quando la patria chiama …

Lunedì 20/02, però, apprendavamo dalla stampa locale, che proprio presso la “Sala delle Dame” del “Venturi” si sarebbero tenute quel giorno alcune attività pubbliche, evidentemente l’emergenza era già stata superata …

Ma veniamo ora agli ospiti.

Dopo esserci indirizzati sull’ex console serbo a Bari, il gentilissimo prof. Dragan Mraovic, purtroppo bloccato nel capoluogo pugliese da impegni universitari, ci eravamo orientati su un trio comunque più che affidabile: Falco Accame, appunto, la dr. Maria Antonietta Gatti dell’Università di Modena ed esperta in nanopatologie che da tempo lavora con fondi UE sul problema contaminazioni e l’on. della Lega Nord Edouard Ballaman, promotore della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Quest’ultimo, che per venire a Modena aveva già annullato precedenti impegni, veniva bloccato dalla convocazione improvvisa a casa di Bossi, prevista proprio per sabato 18/02 e si trovava così costretto a rinunciare.

Eravamo comunque confortati dalla sicura presenza di Accame e della dr. Gatti, che ci aveva preannunciato sia la proiezione di immagini inedite sia il contatto con un free lance, collaboratore del National Geographic (che infatti verrà) da lei invitato e interessato all’incontro.

Ma non avevamo fatto i conti con la “sicurezza nazionale”. Venerdì 17/02 alle ore 20.00, cioè poche ore prima della conferenza, il responsabile di “Pensieri in Azione” riceveva la telefonata di una costernata dr. Gatti, la quale dichiarava di non poter intervenire l’indomani in quanto si era improvvisamente ricordata di far parte di una commissione del Senato e di non poter rilasciare nuove dichiarazioni fino alla scadenza della legislatura!

Ecco il motivo per cui, sabato 18/02, il solo Falco Accame (nonostante tutti i treni quel giorno avessero almeno due ore di ritardo) riusciva a partecipare all’iniziativa, tenutasi comunque con una buona presenza di pubblico presso la sede di Arcoiris tv.

Il mistero si chiariva inevitabilmente il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo sulla “Gazzetta di Modena” del 21/02; la dr. Gatti contattando telefonicamente un redattore del giornale chiariva come fossero state effettuate forti pressioni “da Roma” affinché lei rinunciasse all’incontro.

Ma lorsignori, abituali frequentatori del “Palazzo”, stiano pure tranquilli, la verità alla fine emerge sempre.

 

 
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Aggiornato il: 21-02-09.